Venerdì ovvero momento di pensare a come organizzare il weekend! Un'idea? Pianificare una gita!!
Abbiamo consultato i portali specializzati su itinerari Outdoor, guardato le previsioni meteo e, da un verifica dei bollettini valanghe, abbiamo constatato che le condizioni sono ottime per un'escursione di due giorni. Allora si parte! Sì, ma dove si dorme?
L'obiettivo di questo post sarà proprio indicarvi le varie tipologie di pernottamento che si possono trovare in montagna in inverno.
La scelta del riparo dipende dalla presenza di infrastrutture nel luogo della nostra destinazione e dalle preferenze degli escursionisti, in particolare c'è chi non vuole rinuciare ad un minimo di confort e chi invece preferisce una sistemazione più a contatto con la natura. In ongi caso, quando si pernotta in inverno, è essenziale poter contare su un riparo che offra un buon isolamento termico e consenta di rimanere asciutti.
Esistono tre tipologie di ripari: i rifugi, i bivacchi ed infine i ripari nella neve. Ora li analizzeremo uno per uno.
Dormire in un rifugio è sicuramente la scelta più comoda; ma non la più facile soprattutto nel periodo invernale. Infatti i rifugi generalmente sono molto sfruttati nel periodo estivo mentre in quello invernale sono molto pochi i gestori che decidono di aprire le proprie strutture. Fortunatamente a questa situazione generalmente, ci sono delle eccezioni. Negli ultimi dieci anni, infatti, alcuni rifugi iniziano ad essere utilizzabili anche nel periodo invernale, in particolar modo nella zona occidentale delle Alpi.
Detto ciò, passiamo ad analizzare come è la vita nel rifugio. Anzitutto quando si decide di pernottare in questa struttura, la prima cosa da fare è chiamare il gestore e verificare se è aperto effettivamente, perché talvolta sul sito internet troviamo scritto che è aperto ma per qualche motivo risulta invece chiuso. Uno dei motivi della chiusura è dato dal valore del pericolo valanghe. Alcuni rifugi decidono di tenere chiuso nel caso in cui il valore del pericolo valanga superi una determinata soglia: ad esempio il Rifugio passo Principe mette come clausola per rimanere aperto che la soglia non superi il valore 2 mentre il Rifugio Città di Fiume resta aperto fino al valore 4 e superata quella soglia non garantisce il servizio. Questo limite imposto da alcuni rifugi, oltre ad essere una forma di tutela, è anche e soprattutto una forma di educazione alla frequentazione della montagna; è un aspetto che dovrebbe andare sottolineato dalle varie strutture in inverno in quanto serve a contestualizzare anche la loro attività e a rendere coscienti gli escursionisti.
Un’altra accortezza che hanno altri rifugi riguarda il continuo aggiornamento delle condizioni di percorribilità dei vari percorsi e soprattutto degli accessi ai rifugi stessi (attività svolta ad esempio dal Rifugio Pietro Crosta o dal Rifugio Chiggiato).
E i vantaggi per chi decide di pernottare in un rifugio? Anzitutto alcune comodità che negli altri tipi di ripari non si trovano come l’acqua calda, i combustibili, un pasto caldo; ma soprattutto la possibilità di relazionarsi con gli altri ospiti del rifugio o con il gestore, i quali possono fornire informazioni in tempo reale sulle condizioni dei percorsi, eventuali ostacoli o avvertenze.
Dormire in un bivacco è un’esperienza diversa dal dormire in rifugio. Infatti il bivacco non è una struttura gestita da qualcuno, ma piuttosto un riparo di fortuna e che soprattutto deve essere condiviso con tutti gli ospiti che vogliono fermarsi. Anche per i bivacchi vale comunque lo stesso discorso fatto per i rifugi: prima di partire per un’escursione è bene chiamare la sezione o i proprietari del bivacco e chiedere se sia aperto, in quanto in inverno non è così scontato. Oltre ad accertarsi sull’apertura o meno, conviene anche chiedere informazioni relative alla presenza di coperte, di un camino o una stufa. L’uso di un bivacco è quindi affidata al buon senso dei visitatori ai quali è richiesto ovviamente un grande spirito di adattamento in primis e poi di lasciare ordine, portare a casa eventuali rifiuti o generi alimentari scaduti sostituendoli con altri freschi, e nel caso di utilizzo di una stufa fare legna per rimpiazzare quella consumata.
Quando le condizioni meteo diventano proibitive, ad esempio in concomitanza con nebbia o scarsa visibilità oppure tempeste di neve che rendono pericoloso proseguire l'escursione, è consigliabile fermarsi ed eventualmente pernottare per evitare di perdersi. In queste condizioni, occorre ricavarsi un riparo proprio nella neve. I ripari nella neve si dividono in due categorie: la truna (che comprende la trincea e la grotta) e l’igloo.
Innanzitutto due piccole raccomandazioni: 1. condizione necessaria per scavare una truna o un igloo è la presenza di una pala! Quindi ancora raccomandiamo di dotarsi sempre dei tre dispositivi di autosoccorso (pala, artva e sonda) come descritto nel post su come preparare lo zaino. 2. se possibile, scegliete una zona dove la neve sia più compatta (non farinosa) in modo da poter ricavare una struttura più consistente.
La truna è un bivacco di emergenza ottenuto scavando una buca nella neve; la soluzione ideale per bivaccare o per un alloggio spartano per una o due persone.
Fra i rifugi costruiti con i blocchi di neve, la TRINCEA è il più semplice. Basta creare un solco lungo circa 2 metri utilizzando una pala o una sega; poi scavare una stretta trincea seguendo la linea del solco e ricavare dei blocchi di neve di 40 cm di spessore, 60 cm di larghezza e 90 cm di altezza. Questi blocchi verranno poi utilizzati per costruire un tetto spiovente sopra la trincea scavata, ricordandosi di tenere un blocco per chiudere la parte posteriore e di utilizzare lo zaino avvolto in un sacchetto di plastica per chiudere l’ingresso, lasciando lo spazio necessario per far entrare l’aria.
Se per la trincea c’è bisogno di una zona pianeggiante, per costruire una GROTTA il luogo ideale è il fianco di una montagna coperto da uno strato di neve abbastanza profondo da consentire di scavare a fondo.
Per quanto riguarda infine la costruzione di un IGLOO, va detto che richiede sicuramente più tempo rispetto agli altri due rifugi nella neve e anche molta più abilità e perizia.
Nel caso abbiate una candela, usatela per scaldare l'ambiente, veriifcando che venga assicurata un'adeguata ventilazione.
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